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Un dono: il ministero dell’accolitato di Emiliano

La Chiesa fin dall’inizio riconosce i carismi e i ministeri suscitati dallo Spirito Santo tra i suoi membri come dono e grazia. Nel cammino formativo di un candidato al diaconato permanente ci sono diverse tappe che lo aiutano a discernere la chiamata del Signore e a rispondere ad essa generosamente configurandosi a Cristo riconoscendo i suoi doni.

Una di queste tappe è il ministero dell’accolitato. Questa è l’ultima tappa prima del diaconato ed è preceduta dal lettorato, il ministero della Parola che ho ricevuto lo scorso anno. Il termine accolito deriva dal greco ‘akolythos’. La forma verbale corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Il Ministero dell’accolitato è il Ministero dell’ Eucaristia e del servizio dell’altare. Quell’Eucaristia che è, come dice il Vaticano secondo nella Lumen Gentium, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”.

La Chiesa, nella liturgia dell’istituzione dell’Accolito, con l’efficacia che le viene dallo Spirito, invoca sul candidato una speciale benedizione, perché possa compiere fedelmente il suo servizio conformando sempre più la propria vita al sacrificio eucaristico così da offrirsi ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale, amando sinceramente il corpo mistico del Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi. Così il ministro ha un compito e una missione precisa da svolgere all’interno della Chiesa e non un’attribuzione onorifica. L’accolito vive questa chiamata tra i momenti liturgici e i momenti concreti del suo quotidiano (il Cristo dell’altare e il Cristo vivente nell’uomo). L’accolito aiuta il presbitero e il diacono a compiere le azioni liturgiche. Si impegna a rendere servizio alla comunità celebrante dando
il suo tempo, la sua disponibilità ed impegno.

Il suo servizio non si limita solamente alla celebrazione liturgica ma va anche fuori portando ai fedeli ciò che ha attinto dall’altare. Così cerca di farsi strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei confronti delle persone più bisognose, deboli, povere e malate. L’accolito può ricevere altri compiti da svolgere, tutti questi acquistano senso se vissuti nella carità e nel servizio (διακονία, diakonìa in greco).

A questo il Signore mi chiama e mi chiede di prepararmi in questi anni (ho iniziato nel 2017) anche attraverso queste tappe significative per giungere ad un nuovo inizio, a Lui piacendo, con l’Ordinazione diaconale.

Il 27 maggio nel rito di istituzione il vicario episcopale ha detto: “Questo ministero ti impegni a vivere sempre più intensamente il sacrificio del Signore e a conformarti sempre più il tuo essere e il tuo operare. Cerca di comprenderne il profondo significato per offrirti ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale
gradito a Dio. Non dimenticare che, per il fatto di partecipare con i tuoi fratelli all’unico pane, formate con essi un unico corpo. Ama di amore sincero il corpo mistico del Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi. Attuerai così il comandamento nuovo che Gesù diede agli apostoli nell’ultima cena: amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi”
.

Questo è ciò che chiedo e che vorrei chiedeste nella preghiera per me in questo cammino.

Emiliano Gioffredi

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